Le campagne a nord di Lecce, fino alla zona costiera, sono da sempre state oggetto di scorrerie turche, dalla presa di Otranto (1480) in poi: il litorale basso, l’assenza di zone collinari che organizzassero una difesa del territorio con l’aiuto morfologico dello stesso, hanno lasciato queste terre in balia dei predoni, che molto spesso hanno rapinato beni e persone.
Fra le fonti storiche che raccontano le scorrerie in questa parte di Salento ce n’è una che riporta queste parole: “A 27 settembre 1711, di domenica, la notte i Turchi scesero nella torre della Specchiulla (Casalabate) ed arrivarono vicino a Cerrate e saccheggiarono la Chiesa, portandone tutti li paramenti, sfreggiando l’immagine della Santissima Vergine e del Crocefisso, e tutta la gente che stava in detta Massaria e delle altre dove passarono ne trasportarono da circa 44 persone tra maschi e femine e per tale effetto fu carcerato Gaetano Fiore sopraguardia per non aver esercitato bene il suo impegno ed assistito alla marina”.
Pochi anni dopo, nel 1714, si trova quest’altra fonte: “A 23 settembre, domenica, la notte li Turchi calarono in queste nostre marine nel luogo detto Cannolito (verso San Cataldo) saccheggiando diverse masserie ed in particolare quella della Lamia della Mensa vescovile e ne portarono via 40 persone fra maschi e femine e nella stessa notte andarono all’Acaya ma non fecero preda veruna”.
Ci sono testimonianze che riportano incursioni piratesche ancora alla fine del Settecento. Il quadro che emerge da queste fonti è raccapricciante: oltre alle devastazioni di chiese e case incendiate, è chiaro come i Turchi rapissero le persone, specialmente donne e bambini, per farne schiavi da portare in Turchia. É chiaro anche che questa zona a nord di Lecce fosse per loro proficua, in quanto densamente abitata da una grande comunità di contadini. Che, nonostante tutto e i pericoli connessi, hanno sempre deciso di continuare a vivere e lavorare in questa fertile terra ospitale, senza piegarsi ai tempi cupi della Storia.