Il termine presepe giunge dal latino “Praesepium“, che letteralmente significa “mangiatoia”, e appare subito chiaro il riferimento al luogo nel quale nacque Gesù. Il presepe simboleggia la venuta al mondo di Gesù e il primo della storia viene unanimemente attribuito a San Francesco d’Assisi, che lo realizzò a Greccio – in provincia di Rieti – per celebrare il Natale del 1223. La tradizione del presepe nasce dunque in epoca medievale, anche se la rappresentazione di San Francesco era ancora incompleta, visto che non prevedeva la presenza di Gesù Bambino e neppure di San Giuseppe e della vergine Maria. Nel presepe vivente francescano, dunque, trovano posto solo il bue, l’asinello ed i pastorelli. Il primo presepe ad essere venerato, però, è collocato in una grotta di Betlemme, presunto luogo originario della nascita di Gesù. La venerazione da parte dei cristiani cominciò intorno al III secolo.
Alla fine del 1200 risale il primo presepe realizzato con le statue, ed è questa l’epoca più intensa per quel che riguarda le rappresentazioni della natività, con diverse sculture che raffigurano la nascita di Gesù. L’iconografia del presepe ricevette una notevole spinta nel Quattrocento grazie alla pittura ed in particolare al contributo di artisti quali il Botticelli e Giotto. E, accanto alla pittura, nello stesso periodo rivestono una certa importanza pure le creazioni in terracotta realizzate da Luca e Andrea Della Robbia, opere che rappresentano scene ispirate alla natività. Ed è proprio nel Quattrocento che il presepe, grazie all’ampia diffusione del simbolismo, si trasforma da semplice rappresentazione a vero e proprio rito, di cui non si poteva fare a meno.
Fra il XV ed il XVI secolo prende piede l’usanza di piazzare delle statue permanenti di dimensioni notevoli dentro le chiese; in questo periodo, i più consapevoli della forza di queste composizioni religiose sono i Gesuiti, che realizzano alcuni dei presepi più belli in assoluto (come ad esempio il “Santuario del Bambino Gesù” di Praga, datato 1562). Nel secolo seguente il presepe inizia a comparire anche nelle abitazioni, all’interno delle case della nobiltà, dove alcune delle figure in miniatura legate alla natività vengono utilizzate come soprammobili. Durante il Settecento si verifica il massimo sviluppo del presepe scolpito e proprio in questi anni ha inizio la tradizione del celebre presepe napoletano; la rappresentazione della natività comincia ad essere una presenza fissa nelle abitazioni e si vengono a creare delle singolari sfide fra famiglie nelle quali a vincere è il presepe meglio realizzato, solitamente anche il più sfarzoso. La competizione, naturalmente, riguarda soltanto le famiglie della nobiltà, che a disposizione del presepe mettono le stanze più grandi delle loro case e poi addobbano le statue con gioielli e tessuti pregiati.
Fra la fine dell’Ottocento e l’alba del Novecento il presepe giunge anche nelle abitazioni della borghesia e del popolo, anche se le soluzioni impiegate sono decisamente meno vistose rispetto a quelle della nobiltà, con una grande varietà di stili e materiali fra una regione e l’altra. Oggi il presepe è una delle tradizioni più diffuse in tutto il mondo: troviamo infatti presepi africani realizzati in legno o presepi asiatici in cui Gesù bambino ha gli occhi a mandorla. Dalle statue si è arrivati ai presepi meccanici, che prevedono il movimento sincronizzato dei diversi personaggi, e ad un’ampia diffusione, in particolare in Italia, dei presepi viventi; da nord a sud non mancano le rappresentazioni, e in alcuni casi – vedi il presepe di Codiverno – arrivano a partecipare addirittura 300 figuranti. Il più celebre e suggestivo in assoluto è il “Presepe del ‘700 napoletano” che si svolge nella provincia di Caserta, per la precisione nel borgo antico di Vaccheria. I più originali, infine, si possono ammirare a Matera, a Bari. Moltissimi inoltre, e perlopiù tradizionali, quelli realizzati nei borghi del Salento, visitabili nei giorni di festa, Nel corso dei secoli intorno al presepe tutto è cambiato, ma la rappresentazione della natività è rimasta identica.