La parabola delle masserie, intese come sistema produttivo agricolo, ha inizio durante l’Umanesimo e prosegue fino ai primi decenni del XX secolo. Successivamente, con il mutamento del contesto socio-economico, e dunque con la progressiva urbanizzazione e industrializzazione, la funzione delle masserie si è indebolita, per poi svanire del tutto, lasciando l’ologramma di strutture architettoniche spesso abbandonate e inutilizzate. Il tempo e l’incuria hanno fatto il resto: per anni le masserie del Salento hanno mostrato il loro volto solitario, corroso dalle intemperie e dai cedimenti.
Gli anni 2000 hanno rappresentato linfa vitale per le antiche masserie di campagna: nuove politiche di valorizzazione del territorio e un forte spirito imprenditoriale (legato alla riscoperta delle tradizioni) hanno consentito il recupero di numerosi complessi fortilizi, trasformati da ruderi fantasma in strutture agrituristiche e ricettive.
Nel Nord Salento, Masseria Melcarne è il primo esempio di agriturismo, inaugurato all’alba del terzo millennio, che tra l’altro ha innescato un effetto domino positivo su tutta l’area circostante. Il connubio tra sapori, storia, ospitalità e cultura ha dato slancio all’intero Salento, risvegliatosi dopo un lungo periodo di torpore. Attraverso una nuova chiave di lettura, la scommessa sulle masserie si è rivelata un’ottima intuizione per lo sviluppo del territorio. Le opere di ristrutturazione sono il primo tassello di un fenomeno di rinascita che ha aperto le porte a turisti, visitatori e amanti del buon cibo.
La scoperta del Salento passa anche da questi luoghi fortificati, dalle torri di avvistamento e difesa, luoghi da vivere, da esplorare… La Puglia ha puntato sui suoi prodotti tipici, sulla cultura agricola anche attraverso i percorsi delle masserie didattiche che svelano i segreti di questa terra, tramandando i saperi e i sapori della tradizione, simbolo di un’identità che conserva intatto il suo fascino.