Preziosi monumenti della natura, gli ulivi sono il simbolo del Salento. Dalla spremitura dei frutti raccolti durante l’inverno sgorga l’olio, l’oro liquido che arricchisce ed esalta i sapori della cucina salentina e non solo.
Verso la fine degli anni ’60, la famiglia Leo, proprietaria di Masseria Melcarne, decise di acquistare un fazzoletto di terra ritenuto poco fertile, su cui crescevano alcuni esemplari di alberi d’ulivo. L’amore e la dedizione nei confronti di questa pianta hanno dato nuova linfa alla masseria, divenuta cuore pulsante di un’intensa attività produttiva. L’olio di Masseria Melcarne nasce da un attento lavoro di raccolta, trasformazione e produzione, svolto in loco, anche grazie alla presenza di un frantoio.
Nell’antichità, la coltura dell’olivo in queste zone fu marginale e iniziò ad assumere dimensioni rilevanti soltanto a partire dall’XI secolo. Un importante riferimento storico agli alberi d’ulivo risale a quelli fatti impiantare nel XII secolo dal conte di Lecce, Tancredi, su un terreno di sua proprietà, nell’area di Cerrate, non lontano da Masseria Melcarne. Difficile stabilire da quali vivai provenissero gli alberelli utilizzati per creare l’uliveto… è certo che Tancredi avviò questo tipo di coltura sapendo di trovarsi in un’area carsica, e quindi ricca di grotte, che avrebbe favorito la costruzione di frantoi, in dialetto locale, trappeti (l’ex frantoio di Cerrate oggi ospita il Museo delle tradizioni popolari salentine).
La commercializzazione dell’olio sarebbe stata semplificata dal buon sistema viario ramificatosi nei pressi dell’abbazia e dalla via Traiana che collegava l’area leccese a quella tarantina. In quell’epoca, l’olio pugliese veniva esportato a Costantinopoli dai porti di Brindisi, San Cataldo, Otranto, Gallipoli e persino dal piccolo molo di Casalabate.
Da allora le strade dell’olio di oliva si sono moltiplicate e hanno portato i profumi e i sapori del Salento in tutto il mondo.