Citata tantissime volte dalle fonti storiche, come solcata da una fila interminabile di ruote, la Via del Carro ha rappresentato per il Salento una fondamentale arteria di commercio, in un periodo cruciale per lo sviluppo di questa terra, quello in cui le genti si riversavano nelle campagne alla ricerca di lavoro.
Era il 1500, i turchi avevano già distrutto Otranto e seminato scorrerie per tutta la regione, seminando autentico terrore fra la popolazione, tuttavia era un momento d’oro per l’agricoltura, le campagne tornavano ad essere popolate e fiorivano di ogni sorta d’attività. Il mondo stava cambiando, non si poteva perdere l’occasione. Ma era necessario proteggere queste comunità. Fu così che cominciarono a sorgere le masserie fortificate.
Il granaio della città di Lecce era posto attorno alla cosiddetta Platea di Cerrate, un fitto insediamento fortificato, che forniva ogni bene agricolo a Lecce e al resto del Salento, fornendo pure le navi che partivano da queste coste per il resto d’Italia e d’Europa. La Via del Carro partiva da Brindisi, si dirigeva verso sud, correndo parallelamente al litorale adriatico, tenendosi a poca distanza da esso, da uno a pochi chilometri. Per gran parte di questo tragitto, che giungeva fino a Otranto, seguiva il tracciato di una via ancora più antica e importante, sorta durante l’Impero Romano, la “Via Traiana Calabra”, che a sua volta proseguiva il percorso della famosa via Appia, che partiva da Roma per arrivare al porto dell’Impero: Brindisi.
Lungo tutto il percorso della Via del Carro si sviluppano numerosi feudi agricoli, disposti ovunque. Il nord leccese era più densamente abitato e sviluppato. Partendo da qui, è possibile ancora oggi osservare i solchi rimasti scavati sul fondale roccioso di questa storica via del commercio salentino. Tutte le masserie interessate dal passaggio di questa arteria erano collegate a questa da una bretella, in qualche caso basolata (laddove spariva il fondale roccioso) ma nella maggior parte dei casi impressa nella roccia stessa col segno delle ruote ferrate. Esempio di questa traccia si trova nel pieno del bosco del Parco Rauccio, dove nel panorama delle querce residue dell’antica “foresta di Lecce” la Via del Carro passa davanti ad una vecchia pagghiara.
E’ un tratto molto importante, perché è l’unico visibile, all’interno dell’antica foresta di lecci, che un tempo congiungeva la foresta di questo territorio con l’altra più a nord, quella “oritana”, che partiva dal brindisino fino ad arrivare presso Campi salentina. Diradata la foresta, a poche centinaia di metri dalla Masseria Rauccio, la carraia diventa più vistosa, ed ai suoi margini affiorano cocci, forse resti di trasporto andato per terra… Il tratto più ampio e vistoso della Via del Carro riemerge dall’asfalto presso Masseria Mosca.
La strada moderna, bellissima comunque da fare in bicicletta, ricalca la vecchia traccia secolare! Da questo punto in poi è molto difficile riuscire a rintracciarne altri tracciati, la direzione prosegue verso sud, verso Otranto, ma quello che abbiamo riscontrato è comunque un tripudio di memoria storica tornata alla vista dopo secoli: da qui per secoli sono passati i carri che trasportavano l’olio lampante verso le navi che lo avrebbero portato ovunque, fino in nord Europa, fino in Russia!