Immersa nel mare verde-argenteo degli olivi a nord di Lecce, fra le torri e le masserie fra Melcarne e Casalabate, Cerrate è uno dei luoghi simbolo del Salento.
Un’antica e suggestiva abbazia, fondata alla fine del XII secolo da Tancredi d’Altavilla, conte di Lecce. La leggenda vuole che in questo luogo il conte Normanno vide la Madonna, fra le corna di un cervo, da cui il nome (Cerrate o Cervate). Questo luogo fu molte cose. Anzitutto, un polo religioso e culturale, fino al Cinquecento, ma successivamente, trasformata in masseria, accentuò ancora di più le sue caratteristiche di centro di aggregazione e produzione agricola. Fino alla sua fine, coincisa con la devastazione portata dai pirati turchi, che la fece cadere in uno stato di abbandono che è proseguito fino al restauro del 1965. Narrano le fonti, del suo triste epilogo: “A 27 settembre 1711 di domenica la notte li Turchi scesero nella torre di Specchiulla ed arrivarono a Cerrate e saccheggiarono la Chiesa, portandosene tutti li paramenti, sfreggiando l’immagine della SS. Vergine e del Crocifisso e tutta la gente che stava in detta massaria e delle altre dove passarono ne trasportarono da circa 44 persone tra maschi e femmine”.
Oggi, grazie al FAI, l’antica abbazia sta tornando al suo splendore originario. Gli archeologi stanno continuando il loro lavoro di scavo, e molti particolari stanno andando ad arricchire la storia di questo luogo straordinario. Alcune tombe medievali sono tornate alla luce, come pure le pareti originarie del complesso, le più antiche. Il reperto più interessante che è venuto fuori è uno stampo eucaristico, (cioè lo strumento con cui si preparava il pane per la comunione): risale al primissimo periodo dell’abbazia. Realizzato in pietra e scritto in greco, la traduzione di questo testo è al vaglio degli studiosi: l’uso di molte abbreviazioni richiede un pò più di tempo per giungere alla traduzione completa, ma è solo questione di tempo. Intanto, sempre grazie alla straordinaria opera del FAI, anche l’altare che un tempo era posizionato lungo la navata sinistra, come dimostrano le stampe ottocentesche, è tornato al suo luogo originario: ospita l’immagine della Madonna, allora come oggi, e nei secoli, venerata in modo speciale dalla gente del luogo!